Le strade alberate a Roma: una città verde che muore
Roma è una città relativamente verde che – anche per via dell’ampissima estensione del Comune – includi diversi giardini, parchi, terreni agricoli. A Roma crescono anche moltissimi alberi, ma questo patrimonio inestimabile è oggi in forte pericolo, soprattutto per via della pessima o mancata gestione che caratterizza il patrimonio arboreo di Roma negli ultimi anni.
Lungo le sue strade, il Comune ha censito nel 2017 circa 165.000 alberi. Il numero complessivo è per lo meno il doppio dal momento che il censimento, così come le elaborazioni che seguono, riguardano esclusivamente le strade alberate, e sono escluse quindi le zone verdi.
Ma come si distribuiscono le strade alberate nella città, e in relazione all’epoca di costruzione e alle caratteristiche delle diverse zone?
Nella prima figura si può osservare la semplice distribuzione delle strade alberate, individuate sulla base di soglie relative alla frequenza minima di alberi per lunghezza della strada.
Nella seconda figura è rappresentata la frequenza di strade alberate espressa tramite una mappa di densità. E’ evidente che tale distribuzione ricalca in buona misura la mera distribuzione delle strade. Per comprendere meglio questa distribuzione sono necessarie alcune elaborazioni.
Nella terza figura la frequenza degli alberi sulle strade è riferita a ciascuna zona urbanistica, nei termini della distanza media fra alberi in tutte le strade della zona: si passa da una frequenza di un albero ogni 10-20 mt che caratterizza in particolare diverse zone a elevato benessere immediatamente esterne alle mura aureliane, ma anche parti di Ostia, a una frequenza di 10 volte minore o più che caratterizza molte zone ultra-periferiche, e anche alcune zone più centrali, a cominciare dal centro storico. Le zone migliori sono Appio, Tufello, Testaccio, Mazzini, Trieste, Tuscolano, Gianicolense. Le peggiori Lunghezza, Barcaccia e Gregna – dove semplicemente non ci sono alberi – ma anche Ponte Galeria, Morena, Prima Porta.
Nella quarta figura, il dato è espresso nei termini del numero medio di alberi per abitante. Si passa da meno di un albero ogni 100 abitanti, a un massimo di quasi 2 alberi per abitante. Le zone migliori, tra quelle con almeno 2.000 abitanti, sono Eur, Villaggio Olimpico, Appia Antica, Aventino.
Molto interessante è valutare quando sono state costruite queste strade alberate, per verificare da un lato la qualità urbanistica dei diversi periodi di espansione della città, e d’altro lato come è cambiata la sensibilità sul tema. I risultati sono riportati nella quinta figura.

Prima del 1880, ovvero nelle zone più antiche, la frequenza è relativamente bassa, come si può osservare anche nelle carte precedenti. Gli anni successivi, almeno fino a tutti gli anni ’20, sono decisamente i più felici. Sono questi gli anni nei quali vengono costruiti tutti i quartieri della periferia cosiddetta ‘storica’ quali Nomentano, Monteverde, Appio, Tuscolano, Flaminio, Ostiense, Montesacro, Parioli, Garbatella, Aurelio, Quadraro. Quartieri più o meno popolari o ricchi, quindi, ma quasi sempre con una buona dotazione di stradi alberate. Nel decennio successivo la situazione peggiora drammaticamente. I quartieri costruiti in questi anni sono, per citarne alcuni, Casal Bertone, Torre Maura, Finocchio, Primavalle, Acilia, Cassia, Bravetta. Nel dopoguerra la situazione migliora, restando comunque ben lontana dai decenni ‘felici’. Soprattutto si nota, fino a tutti gli anni ’70, un peggioramento progressivo. Gli anni ’70 sono il periodo peggiore. In quel decennio vengono costruiti i quartieri Spinaceto, Ottavia, Mostacciano, Lunghezza, Tor Tre Teste, Settecamini. Negli anni ’80 e ’90 la situazione migliora, ma non di molto.
Il dato che lascia di stucco è relativo agli ultimi anni. La frequenza di alberi nelle strade costruite a partire dal 2000 è quasi la metà di quella registrata nel periodo peggiore precedente. In questo periodo nascono raramente nuovi quartieri (come per esempio è il caso della Bufalotta) ma si costruiscono comunque centinaia di chilometri di strade nella quali in media è presente un albero ogni 160 metri. Il dato sorprende perché se è ben nota la scarsa qualità urbanistica delle zone costruite negli anni ’60 e ’70, non c’è piena consapevolezza di quanto male si sia costruito anche successivamente.
Negli stessi anni emerge un enorme problema di manutenzione del patrimonio arboreo, e non solo per cause naturali quali le malattie che colpiscono specie quali i platani o le palme. Il problema è una politica assente che non si preoccupa adeguatamente, per esempio, di sostituire gli alberi malati, caduti o tagliati dalla stessa amministrazione cittadina. Negli ultimissimi anni il problema è divenuto drammatico, come testimoniano le denunce quotidiane di abbattimenti, incurie e degrado che si possono leggere, per esempio, iscrivendosi al gruppo Facebook “Green City Roma”.
Nel tratto di strada sul quale si affaccia casa mia conto 12 aiuole, ma solo 3 alberi. Le restanti 9 aiuole sono vuote, alcune addirittura asfaltate, e non ricordo un solo intervento del Comune. Alcuni alberi sono stati ripiantati direttamente dagli inquilini dei palazzi circostanti e, recentemente, da associazioni di quartiere sempre più disperate, attive e che si auto-organizzano.
E attenzione perché non è solo un problema estetico, o meramente ambientale. Gli alberi accrescono il valore ecologico delle città e la biodiversità; assorbono numerosi inquinanti e contrastano il riscaldamento globale (una pianta di 23-30 cm di diametro assorbe circa 30 kg di CO2 l’anno, rilasciando ossigeno equivalente a quello necessario a 10 persone; 20 alberi compensano le emissioni annue di un’auto). Ma gli alberi riducono anche l’inquinamento acustico (le strade alberate possono ridurre i rumori del 70-80%); refrigerano l’aria attraverso la traspirazione (fino a 400 litri al giorno per albero; possono rinfrescare le città di 2-8 °C e ridurre del 10-50% le spese in aria condizionata); danno ombra e favoriscono la ventilazione; tutelano e rafforzano i suoli; ospitano specie animali e costituiscono reti ecologiche; migliorano l’umore, la salute fisica e riducono l’incidenza di malattie cardiache, respiratorie e metaboliche (dieci alberi equivalgono a 10mila dollari risparmiati per famiglia in spese per la salute) e mentale (le aree con i più alti tassi di prescrizioni di antidepressivi e fumatori sono anche quelli con meno alberi; i residenti di zone alberate si percepiscono più giovani e in salute; la semplice visione della vegetazione riduce il battito cardiaco e la pressione). Gli alberi danno un senso al paesaggio; contribuiscono alla riconoscibilità e all’attaccamento affettivo a parti della città, aumentando il loro valore economico (si stima un incremento del valore degli edifici fino al 15%), sociale, simbolico; consentono il contatto quotidiano con la natura e favoriscono la “biofilia”, la conoscenza e il rispetto per l’ambiente.
Rivendica il tuo diritto all’albero! Digli di smettere.